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nasce con lo scopo di trattare temi che riguardano la biologia della conservazione, branca della biologia che studia scientificamente i fenomeni che influiscono sulla perdita, sul mantenimento e sul ripristino della biodiversità.

La conoscenza della biologia della conservazione, così come di tutta la scienza, ci permette di avere un’idea della realtà attraverso il metodo scientifico, l’unico in grado di misurare l’incertezza delle nostre affermazioni. Già, perché la scienza non fornisce delle certezze dogmatiche (quelle derivano da altre sfere della nostra cultura), la scienza rappresenta lo strumento migliore per permettere di ridurre l’incertezza con cui noi dobbiamo prendere delle decisioni.

Chi si occupa di scienza lavora con un concetto ben chiaro nella testa; la verità scientifica deve essere misurata, e lo si fa usando un linguaggio statistico, perché solo così si è in grado di accettare che c’è un’incertezza, di conoscerne il valore e la significatività, criteri questi indispensabili e propedeutici per fare scelte migliori, e per aiutare tutti noi a muoverci fuori dai diversi confirmation bias, dalle innumerevoli postverità e da tutti quei circoli viziosi che caratterizzano il funzionamento del nostro cervello. La scienza spesso è difficile perché è controintuitiva e si scontra con il “senso comune” delle cose. Anche il linguaggio scientifico non scherza, e la sua principale difficoltà è quella di avere serie difficoltà ad essere interpretato dal linguaggio comune.

Ciò è particolarmente rilevante se mettiamo l’accento sulla multidisciplinarietà tipica della biologia della conservazione e sulla gestione faunistica che rappresenta il suo braccio operativo. La biologia della conservazione vede al centro il ruolo del biologo che però, da solo, ha scarse probabilità di raggiungere risultati scientifici, e quindi misurabili, nel campo della conservazione e del ripristino della biodiversità.

Il biologo della conservazione è il regista di un approccio integrato tra le diverse branche della biologia e altre discipline quali l’economia, la giurisprudenza e la sociologia (solo per citarne alcune), perché così siamo in grado di raggiungere l’obiettivo di conoscere lo status della biodiversità e di lavorare per la sua conservazione, o per il suo ripristino.

Il nostro lavoro si basa quindi sulla consapevolezza che solo la sinergia tra la conoscenza dei parametri scientifici, dei valori costituenti la disciplina stessa assieme ai valori sociali in cui si opera, e le scelte politiche che, di fatto, attuano le indicazioni scientifiche, permette di fare un lavoro significativo per la conoscenza e la conservazione della biodiversità.

Buona lettura

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