Nuove Presenze, problemi vecchi: il caso dello sciacallo dorato (Canis aureus) in Italia.

di Luca LAPINI

luca.lapini@comune.udine.it
Museo Friulano di Storia Naturale
Via Sabbadini 32, I-33100 UDINE

Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è un canide eurasiatico di 12-15 chilogrammi di peso (fig. 1). Molto variabile, raggiunge le massime dimensioni nel meridione europeo con la forma C. a. moreoticus I. Geoffroy Saint Hilaire, 1835, descritta in Grecia ma ormai diffusa in tutta Europa. A meridione Canis aureus raggiunge Israele ma in Africa viene vicariato dal lupo dorato africano (Canis anthus), un piccolo lupo ampiamente diffuso almeno fino al Sudan, col quale è stato a lungo confuso. Canis aureus è incluso nelle liste della Direttiva Habitat 92/43 (All. V), nell’App. III della CITES e in Italia è particolarmente protetto dalla LN 157/92 (si veda anche www.goldenjackal.eu).

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Pavia, 21 Settembre 2019. Inaugurazione di KOSMOS, il nuovo Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia

di Gianni PAVAN*

*Dipartimento di Scienza della Terra e dell’Ambiente. Università degli Studi di Pavia
* Direttore del Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali
*Direttore della Banca Dati Spiaggiamenti

Gianni PAVAN

E’ stato finalmente aperto al pubblico il nuovo Museo KOSMOS dell’Università di Pavia. Un Museo nuovo, collocato nel bellissimo Palazzo Botta-Adorno che nei secoli passati ha ospitato grandi personaggi storici e scienziati che hanno insegnato e fatto ricerca di primo piano a Pavia. Fino a pochi anni fa il palazzo ospitava diversi istituti ora trasferiti al più efficiente e moderno Campus. Il nuovo Museo ha molti significati, segue nuovi percorsi non più legati alla mera esposizione sistematica di oggetti e animali inanimati, ma procede per temi, per tempi e per personaggi promuovendo una lettura storica della scienza e dei suoi progressi per far comprendere i processi evolutivi della natura, ma anche quelli della scienza e del pensiero umano. La scienza come viaggio ed esplorazione della natura e dell’uomo.

Kosmos si pone al servizio della città che con l’abbandono delle attività industriali sempre più deve vivere di arte, di cultura, di scienza e di turismo. Università e Ospedali sono i poli più importanti dell’economia della città, ma non possono rimanere avulsi da essa; arte, scienza e cultura sono necessari alla vita dell’uomo e si devono integrare nella vita della città anche in funzione della attrattività turistica. Il Museo si pone quindi come nuovo elemento di sviluppo sia culturale che economico e in tempi di grandi problematiche ambientali si pone anche come strumento di divulgazione e di educazione, per far comprendere quanto importante sia l’ambiente naturale per la vita dell’uomo e di quanto sia importante la ricerca scientifica per capirlo.

Per questo accanto a reperti, testi e modelli, sono presenti anche postazioni multimediali e giochi per i bambini.

Il Museo possiede oltre 480.000 reperti scientifici, di cui soltanto 2300 sono attualmente esposti, accumulati e documentati in oltre tre secoli di attività. Sono materiali raccolti, preparati o donati da grandi scienziati ed esploratori di tempi passati ma anche recenti.

L’elefantessa Shanti, dal Bengala alla Francia e in Bretagna, passando per la corte di Luigi XVI a Versailles dove infine morì. Il corpo venne successivamente inviato a Parigi, per essere studiato e sezionato, e la pelle poi fu donata nel 1804 da Napoleone al Museo di Storia Naturale di Pavia.
Sullo sfondo intervista al Prof. Giorgio Mellerio, Direttore del Museo. (foto G.Pavan)

Fra i primi spiccano elementi storici che con il museo rinascono e raccontano storie sconosciute ai più, come l’elefantessa indiana Shanti, donata all’Università da Napoleone o come i preparati di Spallanzani, che proprio a Pavia ha studiato l’abilità dei pipistrelli a volare nella completa oscurità, intuendo il coinvolgimento dell’udito in un sesto sistema sensoriale, il biosonar, definitivamente chiarito due secoli più avanti. Tra le donazioni più recenti spicca la collezione entomologica del Prof. Mario Pavan con oltre 235.000 esemplari raccolti in tutto in mondo che documenta l’esistenza di un mondo della continua ricerca scientifica sconosciuto al grande pubblico.

Non solo i reperti, ma anche le strutture architettoniche raccontano la vita dell’Università, come l’Aula Spallanzani, un anfiteatro ligneo non ancora riaperto al pubblico, la cui struttura detta la forma della sala semicircolare che ospita le mostre temporanee e i “minareti” che in realtà sono le canne di aereazione dei laboratori di Anatomia Umana.

L’apertura di Kosmos è un evento che riattiva e proietta nel futuro una storia che inizia nel 1771 in seno alla riforma dell’Ateneo Pavese ad opera di Maria Teresa e con Spallanzani che lo diresse per oltre 30 anni. Il Museo vanta una tra le più antiche collezioni zoologiche al mondo con molti reperti significativi per il loro valore storico-scientifico. Nello specifico le collezioni di zoologia ammontano a circa 9800 vertebrati e includono reperti dell’epoca di Spallanzani, intere collezioni o singoli esemplari acquistati, ricevuti in dono o scambiati nel corso dell’Ottocento oppure procurati durante i viaggi di esplorazione scientifica nel XIX e XX secolo. Ma a tutto questo fanno seguito anche periodi di declino e di abbandono, che seguono l’altalenante attenzione del mondo politico e culturale verso una istituzione che talvolta risulta obiettivamente difficile traghettare da una percezione di antico e polveroso a una visione moderna capace di legare passato, presente e futuro.

Il Museo stesso ha quindi una sua storia: ha subito spostamenti, ridimensionamenti, è stato difeso durante la guerra, poi sono seguiti anche anni di disinteresse, i materiali sono stati abbandonati al disfacimento, e solo recentemente, in primis grazie alla volontà e alla tenacia di curatori e di tecnici, si è operato un lento recupero dei materiali per portarli a nuova vita. Per diversi anni sono stati “temporaneamente” esposti in un capannone e mostrati con visite guidate grazie a una tenace volontà di mantenere in vita una preziosa risorsa non solo scientifica ma anche e didattica.

E infine, grazie sia alle dirigenze che hanno saputo trovare supporto politico e finanziamenti, che al personale tecnico sempre appassionato, lo sviluppo di una nuova idea di Museo per l’Università e per la città. Kosmos vuole e deve ora essere un nuovo attrattore, collegato alle altre molteplici risorse museali dell’Università e alle risorse storiche e artistiche della città.

La spirale dell’evoluzione illustrata dal Prof. Paolo Mazzariello, Presidente del Sistema Museale dell’Università di Pavia. (foto G.Pavan)

Kosmos ha anche degli spazi dinamici dedicati a mostre temporanee che devono garantire dinamicità e vitalità, cercando di togliere l’immagine di staticità che spesso associamo all’idea di museo. Da ora al prossimo gennaio 2020 è allestita, in collaborazione con National Geographic, una mostra sul cambiamento climatico e sul problema della plastica nei mari. Tale problema è connesso ai molteplici impatti dell’uomo sulla biosfera che drammaticamente ci portano a un cambiamento climatico globale le cui conseguenze sono ancora non del tutto comprese, e che sono potenzialmente molto più veloci e drammatiche di quanto si sia finora pensato. In una delle sale del Museo il logo di Kosmos è la grande spirale dell’evoluzione che vede l’uomo come ultima tappa; ma davanti ad esso porrei un grande punto interrogativo. La natura certamente sopravviverà agli impatti dell’uomo, ma non possiamo sapere come, ne se ne saremo ancora parte.

Il Sistema Museale : http://musei.unipv.eu/

Kosmos website : http://musei.unipv.eu/storianat/

Kosmos su Facebook : https://www.facebook.com/pg/kosmospavia/about/?ref=page_internal

I MODERNI MUSEI DI STORIA NATURALE: CENTRI PER LA CONOSCENZA E LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA

di Franco ANDREONE1 Paola NICOLOSI2

franco.andreone@gmail.com
paola.nicolosi@unipi.it
1Museo Regionale di Scienze Naturali, Via G. Giolitti, 36, I-10123, Torino, Italy
2Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, Via Roma, 79, Calci (PI)

 

I musei di storia naturale sono, di fatto, gli eredi delle “Wunderkammern”, le cosiddette camere delle meraviglie: fra le loro pareti si sono accumulati nei secoli “naturalia” e “mirabilia” raccolte da signori e da re, da appassionati e da scienziati vittoriani, con il fine di mostrare la variegatezza della natura, gli animali e le piante più strane, i reperti più bizzarri. In un profluvio di biodiversita’ a di antropodiversita’ “ante litteram”.

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Il ritorno della lontra (Lutra lutra) nell’Italia nord-orientale

di Luca LAPINI

luca.lapini@comune.udine.it
Museo Friulano di Storia Naturale
Via Sabbadini 32, I-33100 UDINE

 

Viviamo un periodo storico davvero eccezionale, che, pur in un periodo di crisi ecologica globale, vede molte specie quasi estinte negli anni ’70 del XX secolo ripopolare il bel paese. Fra le vicende più sorprendenti che stiamo seguendo da anni nel Nord Italia merita citare la storia della lontra. Nell’Italia nord-orientale la lontra si è estinta fra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso. Per essere più precisi l’ultimo dato sostenuto da reperti oggettivi (cranio e pelle) si riferisce ad un soggetto abbattuto nel 1967 vicino a Precenicco, sul F. Stella (Udine). Tuttavia la specie era ancora sporadicamente presente lungo il confine italo-sloveno (fiume Natisone/Nadiza, singoli spraint raccolti nel 1984 e nel 2008), probabilmente con esemplari erratici provenienti dalla vicina Slovenia.

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