franco.andreone@gmail.com
paola.nicolosi@unipi.it 1Museo Regionale di Scienze Naturali, Via G. Giolitti, 36, I-10123, Torino, Italy 2Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, Via Roma, 79, Calci (PI)
I musei di storia naturale sono, di fatto, gli eredi delle “Wunderkammern”, le cosiddette camere delle meraviglie: fra le loro pareti si sono accumulati nei secoli “naturalia” e “mirabilia” raccolte da signori e da re, da appassionati e da scienziati vittoriani, con il fine di mostrare la variegatezza della natura, gli animali e le piante più strane, i reperti più bizzarri. In un profluvio di biodiversita’ a di antropodiversita’ “ante litteram”.
Ricordo bene la mitica escursione durante la conferenza di Grado sulle zone umide. Fabio la organizzò con due barche separate, solo una però chiusa e riscaldata, l’altra totalmente esposta alla gelida bora che stava ghiacciando tutta la laguna. Purtroppo il Dr. Hoffmann, big boss dell’evento e già molto anziano, era finito nel gruppo sbagliato.
Sbarcò col viso arrossato, gli occhi gonfi e le sopracciglia incrostate dal ghiaccio. Alan Johnson – altro amico che ci ha lasciati troppo presto – non perse l’occasione per una battuta un po’ pesante ‘oh, sembra quasi che abbia preso la mixomatosi’.
Fabio riuscì veloce ad intromettersi, con umorismo inglese e un perfetto aplomb, commentando ‘beh, è vero che siamo a una conferenza sul Mediterraneo, ma non occorre che vi ricordi che ci troviamo nel punto più a nord’.
Tristissima notizia proprio nel Darwin Day. Si è spento questa mattina, all’Ospedale di Cattinara a Trieste, dov’era ricoverato da tempo, il naturalista Fabio Perco, fondatore e direttore della Riserva dell’Isola della Cona, alla foce dell’Isonzo. Era nato a Trieste 72 anni fa.
Ornitologo ed etologo, in passato docente in vari atenei, autore di numerosi saggi e manuali, fotografo e sensibile pittore del mondo degli uccelli e degli ungulati, Fabio è stato un appassionato cultore dello studio e dell’osservazione della natura. Spesso assieme al fratello Franco, direttore del Parco nazionale dei Monti Sibillini, tra Marche e Umbria.
In passato ci incrociavamo abbastanza frequentemente con Fabio e con Franco anche per le comuni radici di studi biologici. E realizzai con loro diverse interviste, per “Il Piccolo” e per la RAI. Poi ci siamo persi di vista. L’ultima volta con Fabio fu qualche anno fa, in occasione di una conferenza a Trieste di Lisa Signorile.
Davanti a un bicchiere di birra, per l’ennesima volta mi aveva invitato ad andarlo a trovare all’Isola della Cona. E io, per l’ennesima volta, gli avevo promesso una visita. Ora è troppo tardi. Ciao, Fabio.
luca.lapini@comune.udine.it Museo Friulano di Storia Naturale Via Sabbadini 32, I-33100 UDINE
Viviamo un periodo storico davvero eccezionale, che, pur in un periodo di crisi ecologica globale, vede molte specie quasi estinte negli anni ’70 del XX secolo ripopolare il bel paese. Fra le vicende più sorprendenti che stiamo seguendo da anni nel Nord Italia merita citare la storia della lontra. Nell’Italia nord-orientale la lontra si è estinta fra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso. Per essere più precisi l’ultimo dato sostenuto da reperti oggettivi (cranio e pelle) si riferisce ad un soggetto abbattuto nel 1967 vicino a Precenicco, sul F. Stella (Udine). Tuttavia la specie era ancora sporadicamente presente lungo il confine italo-sloveno (fiume Natisone/Nadiza, singoli spraint raccolti nel 1984 e nel 2008), probabilmente con esemplari erratici provenienti dalla vicina Slovenia.
Ridevamo spesso con Fabio. Scherzavamo con lui, maestro di ironia, per esempio sui cosiddetti “scientifici”, cioè quei biologi, zoologi, ecologi, ecc. che trovavano sempre il pelo nell’uovo nelle iniziative che proponevamo sulla conservazione della natura e che portavamo avanti interfacciandoci con i migliori esperti inglesi che facevamo arrivare in Italia a dare consigli.
Ma l’esperto di wildlife management come certi super tecnici naturalisti britannici, noi, l’avevamo in casa, ed era Fabio. Con la sua storia, frutto anche delle esperienze fatte oltremanica, si differenziava da molti ricercatori anche bravi ma spesso troppo teorici perché lui, nelle scelte sulla conservazione della natura, andava sempre su una progettualità pratica non solo teorica privilegiando progetti soprattutto operativi e comprensibili da tutti, pur mantenendo il suo perfetto background tecnico-scientifico.
La sua esperienza sui ripristini ambientali era pari a quella dei suoi ispiratori a Slimbridge, cioè, per l’Italia, qualcosa di stellare. Tra noi ci si intendeva al volo. A quel tempo ero Segretario generale Lipu impegnato a lanciare l’associazione con iniziative di qualità ma anche promozionali e Fabio impersonava perfettamente l’esperto giusto per un’associazione dedicata alla protezione degli uccelli e che aveva come motto: “fare le cose e farle sapere”. Le sue idee ci spingevano a sognare: dalla ricreazione di wetlands attrezzate per il birdwatching sull’esempio della sua stellare Isola della Cona di foce Isonzo, alla reintroduzione della Cicogna bianca in Italia, a nuove oasi nel delta del Po, a iniziative per la protezione dei rapaci sia in Italia che in Croazia.
Non sempre gli venivano riconosciuti i meriti che aveva e vista la sua “signorilità britannica” di non darsi importanza, a volte poteva essere sottovalutato il suo straordinario valore. Voglio ricordare soltanto tra le sue tante iniziative quando organizzo’ per noi la reintroduzione della Cicogna bianca in Italia con un progetto fantastico a cui alcuni dei soliti “scientifici” sembravano non credere. Con una corriera targata Lipu partimmo per il centro Cspu ad Altreu in Svizzera dove Max Bloesch aveva fondato il suo centro elvetico per la riproduzione delle cicogne di cui era considerato il “papà”. Il gruppo era costituito da Fabio Perco con la moglie Chiara, la figlia Nicoletta allora bambina e non ancora una naturalista come è oggi, Maurizio Ravasini, Bruno Vaschetti e il sottoscritto.
Lo scopo era di portare le cicogne in Italia a Racconigi, in provincia di Cuneo, facendo nascere anche nel nostro Paese un Centro cicogne, questa volta Lipu e gestito da un entusiasta Bruno Vaschetti. Così prelevammo 10 esemplari di Cicogna bianca nate presso questo centro certificato dalla Stazione ornitologica di Sempache e le trasportammo a Racconigi. Il progetto di Fabio Perco era perfetto e molto dettagliato e prevedeva di riuscire a far riprodurre le cicogne, prima tenendole in zone recintate posizionando nelle vicinanze nidi artificiali, per poi, una volta ambientate, lasciarle libere in modo da facilitarne la riproduzione in libertà.
Dopo 34 anni le cicogne da 10 individui che erano, sono oggi ormai oltre 30 coppie stabili che si riproducono ogni anno e sono ben 1500 i giovani esemplari che da quel primo momento si sono involati negli anni successivi imparando a migrare e anche a nidificare in varie parti d’Italia.